Vita di un pistolero
- Simone Giusti
- 20 lug 2016
- Tempo di lettura: 4 min

Non dirmi che se fossi nato nel West non avresti voluto fare il pistolero.
Il pistolero era l’eroe di un’epopea, lo è oggi e lo era allora. Ma in realtà il pistolero era molto diverso da quel che oggi e allora si immaginava.
Il termine pistolero venne coniato negli anni Settanta dell’Ottocento, prima venivano chiamati semplicemente Assassini. O meglio, con un termine più generico: desperados.
I pistoleri erano persone che non potevano più restare nei territori in cui erano nati. O perché il territorio era cambiato, o perché erano criminali, o perché erano persone che necessitavano di orizzonti diversi da quelli già conosciuti.
Come per esempio Jesse James, che fu un eroe della guerra civile americana, ma che purtroppo lo fu della parte sconfitta e per questo venne braccato da decine di nordisti, bande di uomini di legge e agenzie private come i Pinkerton. Alla fine fu tradito perché la taglia era troppo alta per non allettare anche i più fedeli. Oppure come Billy The Kid, il ragazzino anarchico pronto a estrarre la pistola e freddare chiunque non portasse rispetto alle persone, e non importava se eri in città e il tizio era disarmato, lui lo freddava ugualmente. Venne inseguito fino ai confini col Messico e catturato. Oppure come Wild Bill Hickok, un eroe del Nord che aveva bisogno di nuovi orizzonti da oltrepassare. O ancora come Doc Holliday, un dentista del Sud che non poteva svolgere la sua professione perché nessuno sarebbe andato a farsi curare i denti da uno che tossiva e sputava sangue per via della tubercolosi che lo divorava. Fuggì dal Sud perché non si sapeva trattenere come quando, ancora ragazzo, trovò alcuni neri che facevano il bagno in una piscina fuori Atlanta riservata ai bianchi, tirò fuori le sue calibro 44 e li freddò. Viaggiava per il West giocando d’azzardo, le Colt nelle fondine e il coltellaccio Bowie nella cintura, lasciandosi alle spalle una scia di sangue infinita. Oppure come Wyatt Warp che voleva solo scalare la società, tanto da entrare in massoneria e fare lo sceriffo per una vita intera.

Chiunque fossero, i pistoleri erano avventurieri che scappavano da qualcosa o che inseguivano qualcos’altro. Tutti erano uniti dalla fratellanza della pistola. Viaggiavano con due rivoltelle, col calcio indietro alla maniera sudista (o dixie) o in avanti alla moda nordista (o yankee). Le portavano infilate nei pantaloni, appese al collo o nelle fondine. Fondine come le famose Slim Jim che avvolgevano la pistola come un guanto e aveva il taglio superiore a forma di S per facilitare l’estrazione e la persa sul grilletto e sul cane, o successivamente le Mexican Loop, più massicce e larghe.
Come si guadagnavano da vivere? Be’, lavoravano con la pistola. Potevano fare i bounty hunters, ovvero andare a caccia di criminali, ucciderli (perché la maggior parte delle taglie era “vivo o morto” e da morto non dava fastidio) e consegnare i corpi all’ufficio dello sceriffo di contea più vicino (un po’ come alla fine del film Per qualche dollaro in più quando Clint Eastwood fa la conta dei “guadagni” caricando i morti sul carro, considerandoli alla strega di sacchi di soldi con gli stivali); oppure facendo i criminali, ladri di bestiame, rapinatori e quant’altro; oppure fare i giocatori d’azzardo, e si sa, ogni partita di poker finiva con parole pesanti, una rissa o un duello; oppure fare i tutori della legge, sì perché era ai desperados che i comitati cittadini appuntavano sul petto la stella da sceriffo: chi meglio di un assassino per pochi dollari al mese poteva difendere la comunità dagli altri come lui? O infine, lavorare per qualcun altro, qualcun altro con tanti dollari da spendere, perché nel West avevi due possibilità, o imparavi a usare una pistola o avevi così tanti soldi da comprare chi la pistola la sapesse usare meglio di te.
Come viveva il pistolero? Semplice, con gli occhi dietro la schiena. Sì, perché ogni giorni incontravi gente come te, ogni giorno poteva essere l’ultimo della tua vita, ogni giorno potevi incrociare il tuo cammino con qualcuno che ti veniva a far la pelle perché era parente o amico di uno dei tanti che avevi ammazzato, qualcuno che ti veniva a freddare perché tu eri più famoso di lui, oppure qualcuno che ti sparava nella nuca perché non aveva le palle per sparati nel petto come si deve, e morivi così, steso di faccia su un tavolo da poker come toccò a Wild Bill Hickok che quella sera non sedette con le spalle contro il muro come faceva sempre, e la pagò cara; oppure potevi trovare qualcuno che doveva dimostrare a se stesso e al mondo intero che era più veloce di te, oppure qualcuno che assoldava una decina di pistole per toglierti di torno perché in quella città comandava lui e tu davi fastidio solo a farti vedere. Oppure potevi arrivare alla vecchiaia, come Wyatt Earp che prese parte a un sacco di duelli e ne uscì sempre illeso. E allora venivi assalito dai fantasmi di tutte le persone che avevi ammazzato, dieci, venti, trenta, quaranta o anche di più. O magari no, perché per essere un pistolero, come diceva Jim Moon, bisognava che qualcuno ti avesse strappato via il cuore. «Il primo uomo che uccidete vi farà star male per qualche tempo, ma dopo il secondo o il terzo non darete più importanza all’uccisione di un uomo di quanta ne dareste se si trattasse di una pecora.»
E ora dimmi, sei ancora convinto che se fossi nato nel West saresti stato un pistolero?
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