Una comunità che prova il suo valore
- Camilla Rigatti
- 16 giu 2016
- Tempo di lettura: 2 min

Metà giugno. Montelupo è in procinto di calare la sua sera: sono le sette e mezzo, la luce imperversa. Fa ancora caldo quando, sul palco di un locale nel centro storico dove miti cittadini ignari del loro destino sono seduti a prendere l’aperitivo, sale un uomo. Quell’uomo è Simone Giusti. E sta per iniziare un viaggio – un viaggio veloce, come sono sempre i viaggi che fa lui – verso il selvaggio West di un secolo e mezzo fa, dove a questo mondo non importava un cavolo di niente a nessuno tranne che di avere pistole e, di conseguenza, potere. Una mentalità che, l’abbiamo visto nei tragici episodi degli ultimi giorni, è dura a morire negli Stati Uniti. L’essere umano continua a sentirsi superiore con un’arma in mano. Mi viene da dire: maledetto Colt, maledetta la tecnologia che hai inventato. Maledetta la diceria che voleva che tu avessi reso gli uomini uguali grazie a una pistola, quando Dio li aveva creati diversi. Ma in realtà ha ragione lo Straniero, il pistolero dixie con la redingote protagonista del romanzo di Simone: non era vero che Colt avesse reso gli uomini uguali. Spettava a ogni uomo provare il suo valore.

E, nel nostro piccolo, pur non possedendo Colt Navy del ’61 o coltelli Bowie, e pur rappresentando, nella catena sociale, un manipolo di benevoli individui cui piace la buona letteratura, anche noi dobbiamo provare il nostro valore; e il nostro valore, nella promozione di Portland – La città dei dannati, risiede in quante persone riusciamo a raggiungere e a toccare con il nostro messaggio, la nostra precisione, la nostra intraprendenza. Come pistoleri d’altri tempi stiamo cercando di crivellarvi di pallottole, cari potenziali lettori; è solo che nelle nostre fondine ci sono parole ed entusiasmo. E non facciamo male a nessuno, anzi: vi arricchiamo. Di storie, di culture, di aneddoti. Di me che devastata dal pranzo domenicale a base di lasagne al pesto prendo comunque il microfono sul palco del Tesla Bar e introduco Simone con in testa un cappello da texana. Di Denise che mi dà un sacco di nuove idee e controlla scrupolosamente che tutto vada per il meglio; dei ragazzi di Terra Incognita che sono venuti a farci capannello; delle telefonate, delle discussioni, dell’ingranaggio che gira senza sosta nei nostri cervelli e a ogni grattìo metallico ripete “PORTLAND È BELLO, PORTLAND È BELLO, PORTLAND È BELLO”. Ed è veramente così. Lavoriamo come pazzi, ma tutto sommato siamo fortunati: lavoriamo per un prodotto culturale di qualità, e se la cosa andrà in porto avremo anche l’occasione di sovvertire un minimo le regole del mercato. Chi può dire, onestamente, di star facendo altrettanto? E non come hobby o come attività collaterale, ma come scopo totale in questo momento della vita? Non molti. Aiutate Simone a far pubblicare il suo romanzo. Ormai è chiaro che non farete felice solo lui, ma un’intera comunità di persone.
Prenota la sua copia con un clic.
(18 euro, spese di spedizione incluse. Uscita prevista: inverno 2016-17)
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