La legge sono io - Agenzia Pinkerton
- Simone Giusti
- 8 giu 2016
- Tempo di lettura: 2 min

Se vivevi nel nord America nel XIX secolo e avevi un po’ di soldi, era bene che tu sapessi usare la pistola. Se di soldi ne avevi parecchi, be’, allora potevi ingaggiare gente che la pistola la sapeva usare meglio di te.
Negli USA di un secolo e mezzo fa non esisteva società danarosa, come banche, compagnie di diligenze o ferroviarie, che non avessero alle loro dipendenze vigilanti privati; erano gente pronta, decisa e abile nel maneggio delle armi, spesso reclutati tra ex sceriffi o ex soldati. Per esempio le diligenze della Wells & Fargo (quelle classiche dei film western) non agganciavano i cavalli se a bordo non c’erano un paio di vigilanti armati di pistole e soprattutto delle doppiette a canna corta, micidiali a breve distanza. «Quando ve la puntano addosso» si diceva, «è meglio che alziate le mani, a prescindere dal coraggio che avete».

Tra tutte le compagnie di vigilanza privata ce n’era una che passò alla storia per essersi cucita addosso il mito di leggendaria infallibilità, anche se questa infallibilità è ancora tutta da dimostrare. Sto parlando dell’Agenzia Pinkerton, quella degli uomini in nero con la bombetta in testa e la mano sempre pronta sulla pistola.
Fondata dallo scozzese Allan Pinkerton nel 1850 (l’uomo con la bombetta nella foto accanto), raggiunse la fama per aver sventato l’assassinio del neo eletto presidente Lincoln (quello più alto nella stessa foto). Da lì rivestì un ruolo di primo piano nella difesa degli interessi nordisti durante la Guerra di Secessione. Svolgeva attività investigativa (da qui il logo con l’occhio da cui hanno tratto ispirazione tutte le moderne agenzie investigative), di protezione e di caccia ai banditi. Il motto era: «Non dormiamo mai».

Ma l’agenzia era nata come costoso servizio di polizia privata al soldo degli industriali del Nord, e quando gli industriali si sentivano minacciati dalla crescente (e giustificata) ostilità operaia, be’, la Pinkerton si schierava in prima linea, e non era certo delicata. Odiata dagli stati del Sud per la sua attività di caccia ai ribelli confederati, primo tra tutti Jesse James, il Robin Hood del West, divenne il nemico numero uno dei ceti operai del Nord, e non in modo ingiustificato. L’episodio di Homestead, in Pennsylvania, in cui trecento detective Pinkerton aprirono il fuoco su un corteo di operai delle acciaierie Carnegie, uccidendone undici, è solo uno dei tanti episodi di brutalità di cui questi “banditi legalizzati” si coprirono. Tra le molte ballate di dileggio che si cantavano tra la gente, ce n’è una che vale la pena ricordare. Suonava così: «Hear the poor orphans tell their sad story / Father was killed by the Pinkerton men», («Ascoltate i poveri orfanelli che raccontano la loro triste storia / Il padre venne ammazzato dagli uomini della Pinkerton»).
Ovvio che quando sviluppai la trama di Portland – La città dei dannati, l’industriale e cattivo di turno, Julius McLoughlin, non poteva non avere detective Pinkerton come tirapiedi.
Per approfondimenti:
Storia dei Pistoleri, Luca Barbieri, Odoya 2010.
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