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Sorriso d'acciaio

  • Camilla Rigatti
  • 2 giu 2016
  • Tempo di lettura: 4 min

Portland, Oregon, Nord degli Stati Uniti. Siamo alla fine del 1800, la guerra di secessione è appena finita. Tre uomini e una donna si aggirano nei sotterranei: qualcuno è mosso dall’amore, qualcuno dalla vendetta, qualcun altro dal desiderio di sparare finché ci sono fiato e pallottole. Braccati dai potenti, sono soli contro un’intera città. Riusciranno a uscirne vivi e a sovvertire la legge di corruzione e brutalità che regna a Portland?


Incontro Simone al bar del Coppone – il grande supermercato dalla doppia “o” rossa di Empoli. Indossa una maglietta gialla e un giubbotto di jeans. È alto e sempre sorridente, di un sorriso ampio incorniciato da solchi lungo i lati della bocca. La cosa buffa – e quasi inquietante – è che sa reggere il sorriso letteralmente per ore, cambiando l’espressione degli occhi a seconda dei sentimenti che vuole esprimere. Come fa? Non gli si stancano i muscoli della faccia? Dev’esserci un lungo allenamento dietro. O una specie di selezione generazionale darwiniana: chi non ha un sorriso d’acciaio non sopravvive. Ci parlo. O meglio, lui parla a me. Simone è una di quelle persone talmente entusiaste della vita e di quello che fa che perfino le cose sgradevoli si trasformano in ironia. Ha una lunga storia di scrittura e di vicende editoriali dietro di sé. Ha pubblicato con delle buone case editrici locali, mi fa un divertente resoconto delle sue avventure nel magico mondo dell’episcopato letterario italiano – una congrega di parrocchie che spesso sono in rivalità l’una contro l’altra.

Di una cosa Simone è strasicuro: lui, nella vita, vuole fare lo scrittore. Ha tutte le carte in regola e scrive qualsiasi cosa. Gli dai una traccia, un tema, una roba e lui ci scrive su. «Scrivo tutto» mi dice, «scrivo thriller, horror, storie per bambini. Non mi tiro mai indietro se c’è da scrivere». Mi spiega come mai ha scelto Bookabook per pubblicare il suo ultimo romanzo: i soldi non gli interessano (ma ci tiene a precisare che nemmeno gli fanno schifo; non è un eremita o un santo, trascorre anche lui l’esistenza in questo mondo dove ogni tanto uno sente il bisogno di fare cose umane tipo mangiare o comprare dei calzini), quello del crowdfounding è più che altro uno step a lungo ponderato verso il farsi conoscere e il puntare a progetti editoriali più stabili e fruttiferi. È tanto che scrive, sa di essere bravo e vuole che il suo lavoro esca dalla Toscana, che venga distribuito in maniera più capillare su tutto il suolo nazionale, che qualche grosso editore lo noti. Con Bookabook potrà farlo. Mi stupisce la sua incrollabile fede, la sua sicurezza incorruttibile riguardo il destino che lo attende. Mentre conversiamo mi chiedo, visto che pure la sottoscritta – ahimè - scrive, se non stia sbagliando tutto a buttarmi così giù e se non mi convenga imparare qualcosa da lui. (O lettori, ingenui passeggeri che vi intrufolate nelle nostre storie, voi forse non avete idea di cosa voglia dire scrivere, specie agli inizi: è tutto un pianto neonatale che in linguaggio adulto suona tipo «Sono un cretino egoriferito, le mie riflessioni non interessano a nessuno», con qualche felice picco di «Ochèi, ho scritto decentemente, per una volta»).

Leggo il suo libro, Portland – la città dei dannati. Una storia di irriducibili pistoleri e di donne che cercano la libertà con le unghie e con i denti. Ecco, secondo me Portland è esattamente come Simone: divertente, avvincente, veloce, diretto e con il sorriso. Che qualche volta è un sorriso sardonico, amaro, nervoso, ansioso. Ci sono morti truculente e passioni davvero sfrenate in questo libro. Ci sono stereotipi fatti a pezzi – o, con una metafora più coerente e adatta al romanzo, crivellati di pallottole – e allo stesso tempo sentimenti infantili e archetipici. Che sono, in pratica, i sentimenti che ognuno di noi vorrebbe provare ogni giorno nella vita: amore fino allo stremo, sete di vendetta, sicurezza sconfinata nelle proprie capacità, un senso di giustizia che non si ferma alla meschina esigenza del singolo ma la travalica, trasformandosi in giustizia sociale. L’ex prostituta July pretende riscatto per sé e per tutte le schiave di questa Terra. Jimmie due – dita, innamorato di lei, porterà la purezza del suo amore a livelli cosmici, oltre l’esistenza umana, come se il trasporto che prova racchiudesse elementi universali, comuni a ognuno. Samuel il nero lotta per liberarsi e per liberare definitivamente il suo popolo da un pensiero e da una guerra dai quali si rende conto di essere stato usato solo come pretesto dai potenti. Lo straniero con la redingote, vero protagonista dell’azione, è un coacervo dei conflitti e delle aspirazioni degli Stati Uniti d’America di quel periodo e ne porta ogni istanza dritta alla risoluzione a suon di doppia Colt che spara ritmicamente da una mano e dall’altra, destra – sinistra.


Se è vero che ogni romanzo che ci piace è quello di cui vorremmo frequentare l’autore, ecco: vi consiglio vivamente di frequentare le pagine di Simone. Vivetevela, quest’avventura nei sotterranei di Portland. È come stare per giorni sulle montagne russe, via rapidi da un’altura all’altra; e sempre, sempre con in faccia un sorriso d’acciaio.



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