Dio creò gli uomini diversi...
- Simone Giusti
- 26 mag 2016
- Tempo di lettura: 5 min

«Dio creò gli uomini diversi. Samuel Colt li rese uguali.»
L’anno era il 1836, Samuel Colt aveva ventidue anni e una formidabile passione per le pistole. Al tempo c’erano già pistole a più canne, le famose pepperbox (“pepiere”), ma Colt cambiò le carte in tavola introducendo un tamburo rotante, cinque colpi per pistola (e poi sei) e una facilità di utilizzo micidiale. Il primo modello che mise in campo fu la strepitosa Paterson. Costruita in quasi tremila esemplari, fu l’arma della Conquista del West, perché con due rivoltelle così (una per mano), il pistoliere si era trasformato in una bocca da fuoco da dieci colpi in rapida sequenza (e poi dodici), il pistoliere si era trasformato in pistolero. E poi venne la Walker, un’evoluzione più cattiva, tanto che rimase la pistola più potente fino al 1935, anno in cui entrò in uso il proiettile 357 magnum, una cannonata. Ma l’apice lo toccò con la famosissima Colt Navy (e cioè quella di alcuni film di Leone, quella che impugna Clint Eastwood, quella con la canna lunga e il tamburo stondato). Di quelle ne furono vendute l’incredibile numero di 215.000 esemplari, in pratica tutti i coloni ne avevano una.

Per arrivare a tale tecnologia ne era dovuta scorrere di acqua sotto ai ponti, o meglio, di sangue a fiumi. Il primo concetto di arma superiore capace di trasformare un ragazzino in una macchina di morte risaliva infatti a più di duemila anni prima. Sì, proprio così. Perché la pistola non era altro che una balestra a polvere da sparo. E la prima balestra di cui si abbia notizia in Occidente è il greco Gastraphetes, la prima arma micidiale in mano a chiunque, anche a chi non l’avesse mai usata. Le balestre medievali non furono altro che l’evoluzione. Contando su una tecnologia superiore all’arco (che per usarlo con efficacia necessitava anni di addestramento fisico e mentale) metteva nelle mani di uomini, donne e ragazzini una spara-dardi potente dalle due alle quattro volte di più rispetto a un arco, un’arma che bastava caricare, mirare e tirare la manetta (il grilletto del tempo) per trapassar corazze e mandare all’altro mondo con un colpo solo. Ma le balestre avevano un problema, erano tecnologicamente complesse e costose. Così la fanteria popolare fece presto a innamorarsi della giovane arma da sparo non appena comparve sui cambi di battaglia del medioevo sotto la forma di semplice cannone a mano. Un tubo di ferro montato su un pezzo di legno, polvere quanto basta ben pigiata, palla di piombo, qualcosa premuto dentro (stoffa o paglia) per tener la palla in canna e poi giù, la miccia o il ferro rovente nel focone. Lo sparo era una cannonata, la fumata di zolfo era impressionante, la bocca era un tuono, e chi si trovava sulla traiettoria della palla, be’, non c’era corazza che tenesse, la palla era il tuo biglietto di sola andata per il cimitero.

L’arma da fuoco era semplice, era economica, era facile da usare. In più i proiettili non erano come i dardi per balestra (moschette o verrettoni), roba che servivano artigiani specializzati per produrli a dovere. No, i proiettili erano palle di piombo che i soldati si potevano fondere da soli sui fuochi da campo, bastava avere piombo, stampi e piccoli crogiuoli. Ed ecco che tutta la cavalleria medievale lasciava il passo alle armate di archibugieri, e poi fucilieri, moschettieri e altro ancora. Di pari passo con l’assolutismo monarchico e la violentissima età moderna, dove l’essere umano era una pedina da sacrificare (meglio se in un bel macello campale), la guerra si era trasformata in una corsa contro il nemico senza corazzatura, in una successione di carica, mira, fuoco; carica, mira, fuoco, senza interruzione, finché i nemici non battevano in ritirata o una palla ti prendeva. I campi di battaglia erano temporali, la puzza di zolfo pizzicava nel naso, l’odore del sangue nebulizzato era ruggine nei polmoni.
E poi arrivò Mr. Colt e la sua pistola.
Non fu il solo, Colt, con lui ci furono Remington, Smith & Wesson, ma Colt fu il primo. Per caricare una Colt Navy (come quelle dei film), il pistolero non doveva far altro che ripetere l’azione di caricamento di una normale pistola ad avancarica per ogni tamburo. L’azione non era molto veloce, si doveva pigiare la polvere, mettere la palla, tappare la canna con grasso o cera, girare il tamburo e ripetere il tutto per cinque o sei volte. Ma Colt aveva un altro asso nella manica: i tamburi si potevano cambiare. E così era facile trovare un Texas Ranger con più tamburi nelle tasche già pronti per l’uso, così da poter avere altri sei colpi in pochi attimi senza doversi potar dietro decine di pistole. Una sola Walker bastava.

Per quanto riguarda la scintilla per detonare la polvere, vale a dire l’innesco, Samuel Colt si avvalse di una tecnologia appena inventata. Risaliva infatti agli inizi dell’800 l’invenzione del fulminante, una capsula contenente del fulminato di mercurio che se percossa esplodeva. Per capire come funzionava, basta prendere una pistola giocattolo a fulminanti; in pratica era uguale. (Le pistole che usavano quella tecnologia si riconoscono bene, perché hanno tutte gli alloggiamenti per i fulminanti nella parte posteriore del tamburo). L’invenzione si doveva al reverendo scozzese Alexander John Forsyth, che era un incallito cacciatore e si arrabbiava ogni volta che per via dell’innesco a pietra focaia gli uccelli che mirava prendevano il volo nell’intervallo di tempo tra l’innesco della polvere nello scodellino, la fiammata e lo sparo. Altra invenzione (o perfezionamento) dopo la polvere da sparo da attribuire a un uomo di chiesa. Per la serie: Dio li fa, e poi li fa sterminare.

Dai cannoni a mano agli archibugi a miccia, dai fucili ad acciarino alle pistole a ruota fino ai modelli Colt della prima metà dell’800 di tempo ne era passato, ma ormai la tecnologia dell’arma da fuoco galoppava e la società era industriale, così già nel 1873 usciva il nuovo modello single action (ovvero con caricamento del cane a mano, disgiunto dalla pressione sul grilletto). La sua maggior innovazione? L’aver inserito la polvere nera dietro il proiettile e aver introdotto l’uso della moderna cartuccia integrata. Fulminante, polvere nera e proiettile tutto in uno. Un caricamento molto più veloce e sicuro.
Gli anni ’70 e successivi del 1800 furono quelli del Winchester e delle pistole con cartucce a retrocarica, delle Smith & Wesson e delle Remington, delle LeMat e dei fucili Henry, Spencer, Springfield, Sharps, ma soprattutto furono gli anni della Colt “Peacemaker”, una calibro 45 da incubo, non per niente chiamata così perché era molto generosa nel concedere a chi si trovava di fronte alla sua bocca da fuoco il giusto riposo, eterno.
E così, Dio ci si era messo d’impegno per creare gli uomini diversi, ma neanche lui poteva immagine che in pochi anni un tizio chiamato Samuel Colt li avrebbe resi uguali.
Per approfondimenti:
Armi da fuoco di Kenneth Chase, LEG 2009
Storia dei Pistoleri di Luca Barbieri, Odoya 2010
Storia della Conquista del West di Ray Allen Billington, Odoya 2009
Le collane Men At Arms e Campaign di Osprey Publishing
Video illustrativo sul funzionamento di una Colt Paterson
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